28 aprile 2024 - V Domenica di Pasqua

Omelie festive

Giovanni 17,1-11


1. “Il Figlio dia la vita eterna a tutti coloro che tu, Padre, gli hai dato” (Gv 17,2)

Gesù prega per i suoi che sono nel mondo. Che cosa chiede Gesù al Padre?
Il dono della vita è offerto in questo tempo di morte.
La vita eterna è parola anacronistica, parola impronunciabile, parola insensata
per un tempo in cui la rassegnazione a morire sembra un vertice della sapienza umana,
quella dei dominatori di questo mondo (1Cor 2,6), secondo l’espressione di Paolo.
Siamo stati convinti a immaginare la vita eterna come una vita non desiderabile.
Ma Gesù dichiara che questo è lo scopo della sua missione
e ci aiuta a conoscere “i segreti di Dio”.
Che cos’è la vita eterna? la vita che, forse, viene dopo?
La vita interminabile e non immaginabile senza noia?
Gesù dichiara: questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio
e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Gv 17,3).
La vita eterna è la vita di Dio,
quella che noi conosciamo e riceviamo nella comunione con Gesù.
La rivelazione di Gesù ci offre la conoscenza di Dio
e della vita che porta a lui, la via di Gesù.
Il criterio del discepolo è l’agire, lo stile, la relazione con il Padre che Gesù ha vissuto.

2. “Essi, invece, sono nel mondo” (Gv 17,11)

La Chiesa vive nella storia perché la missione di Gesù raggiunga tutti gli uomini.
Perciò i discepoli non vivono appartati, come se volessero costruire un mondo a parte.
Vivono nel mondo non perché devono accomodarsi e conformarsi al mondo.
Perché siamo nel mondo? Perché la Chiesa?
Siamo nel mondo per essere testimoni di quella sapienza che è frutto dello Spirito di Dio:
noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio
per riconoscere ciò che Dio ci ha donato (1Cor 2,12).
Noi siamo chiamati ad accogliere, apprezzare, testimoniare questa sapienza
che sa riconoscere il senso della vita intesa come dono di Dio.

3. “Siano una cosa sola, come noi”

Come si dà testimonianza della verità che Gesù ha rivelato?
Come si conserva l’originalità cristiana, senza confondersi con il mondo?
Gesù indica una condizione essenziale per descrivere il linguaggio della testimonianza:
l’unità dei discepoli è la parola più persuasiva,
perché non è solo messaggio, parola,
ma è una vita che si offre per la condivisione.
L’unità delle comunità è la forma più necessaria della missione.
Essere un cuore solo e un’anima sola è quindi decisivo:
dentro le singole parrocchie, nella comunità pastorale,
nelle varie espressioni dei carismi, dei movimenti,
delle organizzazioni, nella sincerità del cuore.
Una conversione è richiesta per superare puntigli, campanilismi, gelosie, risentimenti.
Una gioia è offerta per celebrare la grazia
di essere dentro la preghiera di Gesù,
amati dal Padre, partecipi della vita di Dio, lo Spirito Santo
 

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